Le imprese festeggiano la libertà. Da oggi si lavora per guadagnare

A Roma il record italiano delle tasse sulle imprese: pesa per oltre il 71% del reddito. A fare la differenza le imposte locali: l’irpef vale tre volte quella applicata alle imprese milanesi. “Una situaziona che fa venir meno la voglia di fare” denuncia il presindente della Cna, Erino Colombi. E dopo 9 mesi di balzelli si può festeggiare il “Free tax day”.

Duecentosettantanove giorni dopo capodanno le imprese cominciano a lavorare per se stesse. Dopo 9 mesi di pagamenti di tasse e imposte locali e nazionali il 7 ottobre è stato il primo giorno di libertà dalla stretta del fisco. E gli imprenditori hanno fatto festa nella sede della Cna.

Sulla torta preparata per l’occasione gli imprenditori hanno spento simbolicamente 279 candeline, per dare il senso dei giorni che quest’anno hanno lavorato per pagare le tasse. Un nuovo record dopo i 271 dello scorso anno e i 243 nel 2011. A Torino ne sono bastati 251 a Milano 246. Il Tax Free Day, celebrato alla Casa delle Imprese di Garbatella, vuole essere una giornata simbolo, che segna lo spartiacque tra i mesi di lavoro, impiegati solo per pagare le tasse, e quelli che restano fino alla fine dell’anno: circa 9 a 3. Anche la torta di questa mattina era divisa in queste proporzioni: tre quarti di colore blu allo Stato e un quarto di colore rosso alle imprese. A Roma il fisco pesa per il 71,48% sul reddito dell’impresa: un record, al confronto con le altre città italiane. A Milano la percentuale è del 63,35% e a Torino del 66,91%. Il primato del fisco sulle imprese romane, secondo l’indagine condotta dalla Cna, è dovuto soprattutto al peso dell’Imu, il cui costo medio per impresa sfiora i 7mila euro a Roma (6.919,83), il 37% in più di Milano (4.323,78 euro) e del 19% in più di Torino (5.575 euro). E poi c’è il capitolo salato della tassa sui rifiuti, per la quale a Roma se ne vanno mediamente 4.850,03 euro, contro i 2.047,50 euro di Milano e i 3.517,29 di Torino. L’addizionale comunale Irpef vale a Roma tre volte tanto Milano (339,64 contro 113,21 euro) e l’11% in più di Torino. Insomma, sono le imposte locali a fare la differenza. Nell’ultimo anno monitorato, l’aumento del fisco locale è stato del 7,04% per le imprese della Capitale, mentre la variazione delle tasse dovute allo Stato centrale è stata dello 0,62%. Un imprenditore, con un reddito di 48mila euro annui, nel 2012 ha speso in tasse 4.439,52 euro in più (+9,25%) del 2011, un collega torinese 3.906,13 (+8,14%) e un milanese 3.103,98 (+6,47%). “C’e’ una grande emergenza fisco a Roma – ha detto il direttore della Cna Lorenzo Tagliavanti – e questo anche perchè nel nostro territorio gli enti locali indebitati aumentano le tasse a danno di cittadini e imprese. Basti pensare che a Roma c’è la tassa rifiuti più alta d’Italia”. Questa situazione, secondo il presidente della Cna Erino Colombi, “purtroppo fa venire meno la voglia di fare impresa, con conseguenze certo non positive per il nostro territorio”.